MILANO – Può essere riutilizzato all’infinito. Si recupera totalmente: il 72,4% dell’alluminio in circolazione in Italia proviene dal riciclo di imballaggi. Lattine, barattoli, tubetti, scatole, sottili fogli per confezionare il cibo, dopo la raccolta, un’accurata selezione, la fusione e la liquefazione, sono trasformati in lingotti. Come oro. E poi venduti. Magari la lattina di bibita o la scatoletta di cibo per il gatto diventeranno una finestra o un pedale per auto. Il riciclo genera altri oggetti.
I DATI – «C’è esportazione dei nostri lingotti: le aziende automobilistiche tedesche acquistano l’alluminio per componenti dei loro modelli. Il riciclo è un percorso industriale e manifatturiero sia a valle, quando pensiamo alla raccolta, alla selezione e al lavoro fatto nelle fonderie, dov’è prodotto il nuovo materiale, sia a monte visto che il fatturato del settore degli imballaggi in alluminio, industrie specializzate in laminati con i quali si fanno, ad esempio, le lattine, è pari a 12 miliardi di euro», spiega Gino Schiona, direttore generale del Cial (Consorzio imballaggi alluminio). «Sono proprio gli industriali del settore, 211 imprese consorziate con 35 mila dipendenti, a promuovere la raccolta differenziata. Che nel 2010 ha segnato la cifra record di oltre 46.500 tonnellate raccolte, pari al 72,4% dell’immesso sul mercato. Nel 2011 immetteremo circa il 60%: al momento è una stima perché stiamo chiudendo i bilanci», aggiunge Schiona.
QUOTAZIONI E RISPARMI – «Il boom del 2010 è dipeso dal fatto che nel 2009 il valore dell’alluminio primario, cioè i rottami, era crollato a 1.300 dollari alla tonnellata, e i rottamatori per smaltire hanno aspettato l’anno successivo e la risalita della quotazione, che è tornata a 2.270 dollari a tonnellata. I dati del riciclo sono commisurati all’andamento dei consumi, risentono della crisi», spiega il direttore generale del consorzio. Raccolta differenziata e riciclo di 46.500 tonnellate di imballaggi in alluminio significano anche emissioni di gas serra evitate, per un totale di 371 mila tonnellate di CO2 e risparmio di energia per oltre 160 mila tonnellate equivalenti petrolio (tep).
RIGENERAZIONE – Questo significa che le parti di alluminio buttate nell’indifferenziata – ad esempio le carte stagnole che proteggono lo yogurt o che che avvolgono la cioccolata, e gli imballaggi sottili in genere – vengono salvate, recuperate attraverso la termovalorizzazione e reinserite nel ciclo produttivo. Come avviene la rigenerazione? Una volta che i materiali sono stati selezionati sulle piattaforme di cernita, vengono pressati in balle poi inviate alle fonderie dove vengono aperte e controllate. Un primo passaggio a 500 gradi elimina la parte residuale, non di alluminio, mentre a 700 gradi avviene la fusione: l’alluminio diventa liquido e trasformato in lingotti. Pronto per essere immesso sul mercato.
APPLICAZIONI – Edilizia, elettrotecnica, trasporti, arredamento, impiantistica: le applicazioni di questo versatile metallo sono pressoché infinite. Per fare una bicicletta occorrono 800 lattine. Per una caffettiera moka da tre tazze 37. Per un cerchione di auto ne servono 600, mentre per un paio di occhiali ne bastano tre. L’entità del lavoro che sta dietro alla differenziata è nelle cifre. Il Cial raggiunge 47 milioni di cittadini attraverso i 5.800 Comuni italiani che partecipano alla raccolta degli imballaggi in alluminio (raccolto con la plastica oppure con il vetro), e il Consiglio di amministrazione del consorzio (oltre 370 operatori, 170 piattaforme, quindici fonderie sul territorio nazionale che garantiscono la raccolta, il trattamento, il riciclo) ha premiato nel 2011 con 400 mila euro i Comuni che si sono distinti per le migliori performance: Milano, Asti, Pordenone, Padova, Chieti, Benevento, Salerno, Lecce e Sassari tra le città modello.
Nel 2010 raccolte oltre 46.500 tonnellate: con un notevole risparmio di energia e di gas serra non emessi.
Source: Corriere della Sera
Laura C.//SMC Editor
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